Project Description

TERRA STRANIERA di Ada Aversano

 

Io amo le parole
come fossero colori da vestire
linee da tratteggiare
spazi
sospesi
da cui cadere
a bassa quota.
E i silenzi, le mani che in imbarazzo
si incontrano al buio
di un tavolo troppo alto,
gli occhi che fuggono
come nel flipper
al rimbalzo degli spigoli
e la voce, le voci scalze
che sembrano aver freddo
perché a muoversi
in terra straniera
ci si abitua, ma dopo un po’.
Io amo le persone
a cui non mi abituo:
mi piacciono gli spaesati, quelli un po’ incerti
sul da farsi
quelli che per entrare chiedono: è permesso?
Le persone che mi lasciano sulla soglia
del loro sguardo vivo, fumante, acceso
teso
al divenire, alle cose che restano
quando tutto è cambiato:
alle persone che non si guardano indietro
per insegnarmi com’è che si fa

ad andare avanti
loro pensano
che il mio lavoro da contadina
sia la semina, mentre io
seduta
raccolgo parole
da apparecchiare, parole posate
in fila
per accarezzare
la fame.